[DIARIO DEL 31 Mar 2002] La tutela dei neo-maggiorenni
Chi difende i diritti dei ragazzi stranieri delle Comunità, senza genitori o qualcuno che ne eserciti la tutela, una volta che, diventati maggiorenni, devono affrontare la vita da soli? Compreso il “diritto” a restare nel nostro Paese, se lo desiderano, costruendosi una vita come i loro coetanei italiani, fatta di lavoro, amicizie, affetti, famiglia, senza essere costretti ad essere rimpatriati. Nessuno. Sembra assurdo, ma è così. In un’altra parte del giornale, Francesca Ciulli, coordinatrice in Prima Accoglienza, spiega in modo chiaro come siamo arrivati a questo punto, quali siano le leggi che hanno consentito tale vergogna. Che per i diretti interessati, i giovani che si vuole rispedire nei Paesi d’origine, può significare venire tirati giù dal letto alle 6 del mattino dai poliziotti, con gli educatori che non sanno come comportarsi e, bene che vada, svegliano il legale della Comunità (se c’è) per sapere cosa fare.
Chi si occupa di minori stranieri conosce il problema. Ed è preoccupato. Come don Gino Rigoldi, fondatore di “Comunità Nuova” e Cappellano del carcere minorile Beccaria che per aiutare questi ragazzi, ha avuto un’idea e ci sta lavorando. In silenzio, cercando alleanze giuste, vie concrete per realizzarla. Si potrebbero avviare corsi di formazione per persone che diventino tutori dei minori stranieri – dice don Gino – tutori che li rappresentino a tutti gli effetti dal punto di vista giuridico. Sostituendosi ai genitori che non ci sono o a quelle figure o enti che una volta li rappresentavano.
L’idea, per ora, circola tra educatori, magistrati che si occupano di minori, responsabili di Comunità, ne abbiamo parlato durante l’ultima riunione del Coordinamento delle Comunità milanesi che s’è tenuta ai Martinitt. L’impressione, condivisa da tutti, è che non sia giusto rispedire al buio nel loro Paese ragazzi che hanno compiuto i 18 anni, ragazzi che oggi non hanno figure tutoriali di riferimento, ragazzi che non hanno diritto di rappresentanza e quindi non sono in grado di interloquire con le istituzioni.
Ma sono anche altre le preoccupazioni di don Gino. Usando un eufemismo, definisce “pasticcio” quello combinato dall’ex-ministro Bianco, a proposito di ragazzi stranieri condannati ad una pena detentiva. Si deve a Bianco un’altra assurdità: quelli che hanno manifestato segnali di cambiamenti in meglio durante la detenzione, potranno avere il permesso di soggiorno; chi ha avuto la concessione della “messa alla prova” in comunità o in famiglia, invece, se lo possono dimenticare. Quando si dice: la fiera delle assurdità.
Don Gino Rigoldi